I CIBI SENZA ALIMENTANO LE "FAKE NEWS"

Food

«False credenze e paure degli italiani: il caso dell’olio di palma»: è il convegno organizzato dalle facoltà di Scienze agrarie e alimentari e di Psicologia della Cattolica insieme all’EngageMinds Hub

 

CREMONA –  L’appeal dei prodotti ‘senza’ glutine, senza grassi, senza olio di palma, le fake news e la potenza persuasiva del marketing, gli atteggiamenti e le paure dei consumatori italiani: sono questi alcuni dei temi trattati nell’ambito del convegno «I consumi ‘senza’: tra false credenze e paure degli italiani: il caso dell’olio di palma», organizzato dalle facoltà di Scienze agrarie e alimentari e di Psicologia della Cattolica insieme all’EngageMinds Hub, diretto dalla professoressa, ordinario di psicologia dei consumi, Guendalina Graffigna.

E infatti la ricerca condotta da EngageMinds Hub ha messo in evidenza come gli italiani preferiscano i prodotti senza qualcosa, anche quando posti davanti all’opportunità di scegliere fittizi alimenti senza Co2, preferiti dal 48% degli intervistati e sempre il 48% attribuisce qualità al «senza grassi polinsaturi», nonostante essi siano benefici per la salute. Insomma la dicitura «senza» sembra essere garante di qualità, salubrità e come questa sia a sua volta una fake news è stato il tema affrontato questa mattina nell’aula magna del Campus Santa Monica.

Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie e alimentari è partito citando Paracelso: «Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso affermava Paracelso — ha detto —, come a dire che ogni sostanza se presa in dosi sbagliate può far male o bene a seconda dei casi. Riflettere sul caso dell’olio di palma e sulle mode legate ai cibi senza qualcosa, come se quel senza fosse sinonimo di qualità, impone più di una riflessione. La ricerca condotta dall’Engage Minds Hub va in questa direzione e così pure la trasversalità che sta caratterizzando la nostra facoltà. Abbiamo acquisto competenze che vanno dal marketing alla psicologia dei consumi che ci permettono affondi in grado di analizzare i comportamenti e le motivazioni dei consumatori e di agire di conseguenza per una presa di consapevolezza responsabile ed etica quanto mai importante».

In merito ha sottolineato Alessandro Antonietti, preside della facoltà di Psicologia, come si stia lavorando per una magistrale che unisca scienze alimentari e psicologia dei consumi e che abbia un respiro internazionale, nella consapevolezza che figure in grado di leggere i comportamenti di noi consumatori siano necessarie.

E facendo riferimento al Campus Santa Monica, Lorenzo Morelli, direttore del Distas, ha fatto presente «come il campus e la nascita della magistrale in Food processing: innovation and tradition siano l’effetto della sfida accolta dalla Cattolica e dal territorio cremonese che ha risposto concretamente al rischio che nel 2013 il nostro ateneo abbandonasse la città. Ora Cremona si candida ad essere un punto di riferimento internazionale per l’agroalimentare e per la ricerca oltre che per l’offerta accademica e formativa. A dare conto di ciò sono i nostri studenti, il 30 per cento dei quali arriva da paesi esteri».

Mauro Fontana, presidente dell’Unione italiana Olio di Palma sostenibile, ha tratteggiato la genesi dell’attacco inferto all’olio di palma nel 2015, spiegando il fenomeno che ha portato a mettere al bando un olio che è ben lontano dall’essere l’origine di tutti i mali. E a spiegare il perché i prodotti che mettono in evidenza la mancanza di alcuni ingredienti abbiano n loro successo commerciale e vengano preferiti dagli italiani è stata Guendalina Graffigna che su un campione di 1.200 italiani ha sottoposto a un’indagine su quanto pesino le caratteristiche di salubrità e sostenibilità nella scelta degli alimenti e quanto l’assenza di sostanze considerate nocive alla salute o all’ambiente determinino i consumi.

«È importante sottolineare che questi risultati sono frutto di un esperimento di psicologia dei consumi – sottolinea la professoressa —. L’etichetta ‘senza’ determina una forte distorsione cognitiva nella valutazione dei prodotti alimentari. Tanto che induce i consumatori a pensare che quel prodotto sia anche di maggiore qualità, più salutare e più rispettoso dell’ambiente indipendentemente dal tipo di ingrediente eliminato».

 Articolo pubblicato: https://www.laprovinciacr.it/video/cronaca/384379/i-cibi-senza-alimentano-le-fake-news.html 

 

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