Covid-19 e scuola: l’atteggiamento degli italiani tra il timore di contagi e l’urgenza di riaprire

a cura di Stefano Boccoli

Più della metà degli italiani (51%) pensa che l’apertura delle scuole determinerà un aumento dei contagi; mentre meno della metà (48%) pensa che la ripresa dell’attività scolastica in presenza sia una priorità nonostante l’attuale diffusione dell’epidemia. Le due percentuali differiscono di poco e segnalano quanto l’atteggiamento degli italiani sul problema scuola, uno dei più importanti in questa fase di terza ondata pandemica, viaggi su binari paralleli e ravvicinati, tra timori e urgenza di fa ripartire pienamente l’educazione dei ragazzi. A ciò si deve aggiungere che il 46% dei cittadini pensa che il personale scolastico sia in grado di garantire il rispetto delle norme anti Covid-19: una quota elevata ma pur sempre sotto la metà del campione. È anche interessante vedere come questi atteggiamenti sono variati nel tempo, perché se è scesa la quota di italiani che pensa alla scuola come un possibile luogo contagio (tanto che dal 56% di dicembre si arriva al 51% di oggi), risulta in forte calo la frazione di coloro che vedono la riapertura della scuola come una priorità strategica per il Paese: a dicembre la pensavano infatti così il 64% degli intervistati e oggi il 48%.

Questi i primi dati dell’ultima ricerca effettuata da Guendalina Graffigna, Serena Barello, Lorenzo Palamenghi, Mariarosaria Savarese e Greta Castellini, ricercatori dell’EngageMinds HUB, centro di ricerca dell’Università Cattolica che, da febbraio 2020 e coinvolgendo oltre cinquemila persone, sta conducendo un vero e proprio monitor continuativo sull’impatto psicologico di Covid-19 sulla popolazione italiana.

«Il problema dell’apertura delle scuole oggi è molto sentito dalle famiglie italiane – osserva la professoressa Guendalina Graffigna, Ordinario di Psicologia dei consumi all’Università Cattolica e direttore dell’EngageMinds HUB – animate da fatiche oggettive di gestione della didattica a distanza barcamenandosi tra esigenze lavorative e famigliari. E fortemente preoccupate per le conseguenze che la mancata frequenza in presenza della scuola potrà comportare nel breve e nel lungo tempo per il benessere psicologico e sociale dei propri figli».

Sull’atteggiamento verso la scuola, contano poco, in generale, sia il genere che l’età delle persone intervistate. A parte il fatto che tra i più maturi (over 60) spicca, un po’ curiosamente, una nutrita presenza di persone che temono la scuola come luogo di contagio (58% su 51% della media nazionale) ma nel contempo credono in misura maggiore del totale campione (59% su 46%) che il personale scolastico sia in grado di garantire la sicurezza degli studenti dallo stesso contagio.

Quanto pesa lo stato psicologico…

Quanto contano i fattori psicologici sulla considerazione del rapporto tra Covid-19 e la scuola? Molto. Perché come evidenzia lo studio del centro di ricerca dell’Università Cattolica, tra chi si sente in blackout e chi si sente in equilibrio su una scala validata scientificamente di engagement – cioè di coinvolgimento attivo nella gestione della propria salute – corrono delle grosse differenze di valutazione. Tra i cittadini che soffrono di basso engagement, infatti, la percentuale di chi vede la scuola come un fattore di rischio schizza al 60%, e crolla al 37% tra chi è in equilibrio. Parallelamente, tra le persone in blackout è relativamente bassa la frazione di coloro che ritengono prioritaria l’apertura delle scuole (43%); mentre risulta ben più elevata (62%) nella categoria “in equilibrio”.

… e l’orientamento politico

Per l’importanza che ha la scuola nel tessuto sociale di un Paese, vale la pena fare un breve affondo sull’incrocio, elaborato dall’EngageMinds HUB, tra i dati appena visti e l’orientamento politico dei cittadini. Due gli elementi che spiccano. Da un lato, a sentire meno pressante la necessità dell’apertura della scuola rispetto all’emergenza pandemica sono i cittadini di centro sinistra (42% contro il 48% del totale campione); al contrario degli italiani di centro destra che in maggioranza (52%) sentono la riapertura come prioritaria. Dall’altro lato, questa stessa dicotomia si ripete – con ampiezza minore e andamento speculare – sul tema della scuola come luogo di potenziale aumento dei contagi: se la pensa così la maggioranza dei cittadini di centro sinistra (54%), è solo la minoranza di quelli di centro destra (49%) a vederla in questo modo.

 

La ricerca

La ricerca è parte di un Monitor continuativo sui consumi alimentari e sull’engagement nella salute condotta dai ricercatori del centro di ricerca EngageMinds HUB (Lorenzo Palamenghi, Greta Castellini, Serena Barello, Mariarosaria Savarese, Guendalina Graffigna), che rientra nelle attività del progetto CRAFT (CRemona Agri-Food Technologies) e di Ircaf (Centro di riferimento Agro-Alimentare Romeo ed Enrica Invernizzi). La ricerca di EngageMinds HUB è stata condotta su un campione di oltre 5000 italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione: i primi 1000 casi dal 27 febbraio al 5 marzo 2020 (seconda settimana di pandemia in Italia); i secondi 1000 casi dal 9 maggio al 15 maggio 2020 (seconda settimana di fase 2 in Italia), i terzi 1000 casi tra il 19 e il 24 settembre 2020, i quarti 1000 casi tra il 27 novembre e il 3 dicembre 2020, i quinti 1000 casi tra l’11 e il 17 marzo 2021. I cinque campioni sono perfettamente sovrapponibili. La survey è stata realizzata con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview). Sul sito www.engagemindshub.com sono reperibili i report quadrimestrali della ricerca.

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